giovedì 25 marzo 2010

L’intrigante caso della dottoressa Aafia Siddiqui – di Yvonne Ridley

بسم الله الرحمان الرحيم

Il Governo pakistano ha ricevuto l’ordine di assicurarsi del rilascio della scienziata, dottoressa Aafia Siddiqui, attualmente detenuta negli Stati Uniti.

L’Alta Corte di Islamabad ha emesso la rivoluzionaria sentenza, con un’azione accolta con favore dalla sua famiglia, dai suoi sostenitori e da tutti coloro che desiderano vedere che giustizia sia fatta nei confronti di una donna che è stata intrappolata in una esistenza infernale negli ultimi sei anni.

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Sorelle pakistane manifestano per Aafia

Tuttavia, non tutti sono felici che il giudice Raja Saeed Akram abbia ordinato al Governo di adoperarsi per riportare a casa Aafia.

Come ho scoperto pochi giorni fa, durante una visita in Pakistan, sembra che il suo ex marito, il dottor Mohammad Amjad Khan, si stia impegnando contro la madre dei suoi tre figli.

In un’intervista esclusiva concessa al giornalista di Karachi Aroosa Masroor, di “The News”, il dr. Khan ha dichiarato che molte delle affermazioni a proposito di Aafia, propagate per guadagnare il sostegno e la simpatia del pubblico, sarebbero false.

Perché abbia scelto di rompere il suo silenzio, dopo sei anni, non è immediatamente evidente… a meno che non facciate vostra la folle teoria secondo cui egli sarebbe stato determinante nell’arresto e nella scomparsa di sua moglie.

Naturalmente, sarebbe oltraggioso e diffamatorio suggerire che il dr. Khan fosse coinvolto, e io certamente non ho prove per ipotizzare altrimenti, ma quello che mi intriga è il motivo per cui quest’uomo voglia giudicare e deliberatamente fuorviare il pubblico, come ha fatto nella sua prima intervista.

Non sono sicura di quali siano le sue motivazioni, ma in una conferenza stampa che ho tenuto al National Press Club di Islamabad questa settimana, ho lanciato una sfida al dr. Khan, perché fornisca le prove, oppure taccia.

Nella sua intervista del 18 febbraio, ha dichiarato: “Il rilascio di Aafia non puo’ essere garantito dalla diffusione di storie basate sulla falsità e l’inganno”, continuando poi a mentire in modo cosi’ palese che non posso rimanere più a lungo in silenzio, ed ecco perché.

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Egli sostiene che la fotografia di Aafia, accasciata su un fianco con gli occhi chiusi, fosse un’immagine ingannevole, scattata da sua sorella Fowzia anni fa. Si lancia perfino a fornire minuziosi dettagli, che spiegherebbero la sua bocca ferita, dichiarando che il labbro superiore di Aafia fu tagliato da una bottiglia di latte accidentalmente.

Fowzia, dice lui, lo avverti’ a quell’epoca che, se egli avesse provato a divorziare da Aafia, lei avrebbe usato quell’immagine contro di lui, accusandolo di essere un marito violento. “Fu fatto sembrare nella foto che Aafia fosse stata gravemente ferita. Oggi, la stessa immagine viene diffusa sui mass media per affermare che Aafia è stata torturata per anni a Bagram”, afferma nell’intervista rilasciata a “The News”.

Non vi è alcuna esitazione in tale affermazione – egli è assolutamente certo dell’origine di “questa immagine”. Ebbene, anch’io sono sicura riguardo alle origini di “questa immagine”, poiché essa è stata prelevata dall’ufficio del Governatore di Ghazni nel luglio del 2008.

Come lo so? Perché è stato lo stesso governatore a dirmelo, e poi mi ha mostrato delle copie di questa e di altre immagini scattate ad Aafia il giorno del suo arresto, che egli conservava nel suo computer portile. Se si esamina questo inedito filmato girato dal regista Hassan al Banna Ghani, che mi ha accompagnata nelle mie indagini in Pakistan e in Afghanistan l’anno scorso, le origini di questa immagine risultano chiarissime.

Questo è il motivo per cui mi sono alzata in piedi durante una conferenza stampa, pochi giorni fa, chiamando il dottor Khan un bugiardo, e invitandolo poi a perseguirmi “in un tribunale di sua scelta” per calunnia e diffamazione. In quanto giornalista, comprendo la gravità di una tale affermazione, e non la pronuncio con leggerezza, ma penso quello che dico, e dico quello che penso.

Nel frattempo – caro lettore – lascero’ che tu possa giudicare da solo riguardo alla fotografia della dottoressa Aafia.

Puo’ darsi che tu abbia una teoria personale sul perché il suo ex marito abbia mentito. Ecco il filmato:
http://www.youtube.com/watch?v=nBhseSkNX68

Il divorzio è stato, senza dubbio, un’esperienza molto amara per entrambe le parti, cosi’ come lo sono la maggior parte dei divorzi. L’amarezza potrà accompagnarlo per tutta la vita, ma alla fine della storia la dott.ssa Aafia è la madre dei suoi tre figli, e come tale merita il suo sostegno e il suo rispetto.

Se non glieli puo’ dare, allora consiglio al dott. Khan di tornarsene nell’ombra e di smettere di fare dichiarazioni contro sua moglie.

Aggiungere dettagli a proposito del suo matrimonio fallito con la dott.ssa Aafia non servirebbe a nulla, sebbene io debba chiedermi perché il dott. Khan firmo’ un accordo legale in base al quale la custodia dei tre figli fu affidata ad Aafia dopo la loro separazione, se davvero egli pensa che sua moglie fosse (come ritrae nell’articolo) “una violenta, instabile donna sotto il dominio dei jihadisti”.

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Ahmed, il figlio tredicenne di Aafia (qui con la zia materna Fowzia), è stato riconsegnato dall’Afghanistan alla sua famiglia in Pakistan nel settembre 2008, a cinque anni dalla scomparsa. I suoi due fratellini, Marium e Suleiman, risultano ancora dispersi

Nel frattempo, due dei figli della dott.ssa Aafia ( Marium, che adesso ha 10 anni, e Suleiman di 6 – risultano ancora dispersi.

Probabilmente è qualcosa che dovrebbe colpire ogni genitore, ma il dott. Khan afferma con indifferenza: “Sono sicuro che si trovino intorno a Karachi, e in contatto con la loro famiglia materna, cosi’ come Aafia e i bambini sono stati visti intorno a casa loro, qui e a Islamabad, in diverse occasioni, fin dalla loro presunta scomparsa nel 2003. Puo’ darsi che vivano sotto false identità, come avevano vissuto Aafia e Ahmed (Come Saliha e Ali Ahsan) per cinque anni, prima che fossero arrestati”.

Egli afferma che la dichiarazione della dott.ssa Fowzia, secondo cui i bambini sono scomparsi dopo essere stati trasferiti dalla prigione di Bagram in Afghanistan, “potrebbe essere un tentativo per attirare la simpatia del governo e della gente, e distrarre l’attenzione dalla vera localizzazione”.

Egli cerca anche di gettare acqua fredda sulle dichiarazioni secondo cui Aafia fu detenuta dalle forze statunitensi, anche nella prigione di Bagram, per 5 anni. Ma cosa sa costui veramente?

Io, al contrario, ho le dichiarazioni di testimoni oculari, secondo cui la donna nota come Prigioniero 650 che è stata detenuta a Bagram per 5 anni altri non è che la dott.ssa Aafia Siddiqui.

Anche le autorità statunitensi, dopo mesi di smentite, finalmente concordano con le mie dichiarazioni, ammettendo che il Prigioniero 650 fosse davvero una detenuta di sesso femminile sotto la loro custodia.

La sola disputa che continua a dividerci è l’identità del Prigioniero 650. Le autorità statunitensi dichiarano che non fosse Aafia, ma rifiutano di dire chi fosse e a quale Paese sarebbe stata restituita.

Io, d’altra parte, possiedo ora un’intervista-testimonianza rilasciata liberamente dall’ex detenuto di Guantanamo, Binyam Mohamed, che conferma che il Prigioniero 650 e la dott.ssa Aafia Siddiqui sono la stessa persona. Quest’uomo la vide durante il tempo da lui trascorso a Bagram, e l’ha riconosciuta. La prova da lui fornita è, a mio parere, irrefutabile.

Ancora una volta, esprimete il vostro parere esaminando l’intervista a Binyam Mohamed, attraverso questo link:

http://www.presstv.com/programs/player/?id=90350

Vengo ora a sapere che il processo contro Aafia sta per essere sottoposto alla Corte Internazionale di Giustizia dell’Aja e che il Governo del Pakistan si sta adoperando seriamente sulla questione.

Nel frattempo, il processo contro Aafia riprenderà a New York a fine mese, dopo che uno psicologo e un medico avranno presentato le loro relazioni riguardo alla sua salute, e abbiano deciso se ella sia in grado di difendersi.

L’udienza è, di per sé, illegale, e non so come potrà proseguire. Io dico che, per cominciare, Aafia è dopotutto una cittadina pakistana che viene processata per un reato che si presume commesso in Afghanistan. Sta subendo un processo in America soltanto perché è stata gettata su un “rendition flight” verso l’America – e non è stata certamente estradata.

Yvonne Ridley

9 giugno 2009

http://yvonneridley.org/yvonne-ridley/articles/the-intriguing-case-of-dr-aafiya-siddiqui.html

Yvonne Ridley è una sostenitrice dell’organizzazione per i diritti umani Cage Prisoners, e lavora come giornalista radiofonica.

Il suo settimanale di attualità “The Agenda” va in onda ogni venerdi’ sera alle 19.05 (GMT) su Press TV.

Riferimenti a questo articolo:

Intervista a Binyam Mohamed: http://www.presstv.com/programs/player/?id=90350

Intervista al Governatore di Ghazni: http://www.youtube.com/watch?v=nBhseSkNX68

Intervista a The News: http://www.thenews.com.pk/print3.asp?id=20404

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